Vivienne Westwood: storia di una rivoluzionaria

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Buy less, choose well, make it last.

Compra meno, scegli bene, fallo durare.

Se ti riconosci in queste parole, fai parte di una generazione che sta imparando a essere più consapevole e selettiva nell’acquistare ciò che indossa.

E nessuno più di Vivienne Westwood, che le ha pronunciate, può insegnare la potenza della moda sulla cultura e la società del suo tempo.

Da insegnante nella tranquilla contea del Derbyshire a donna influente e di potere, che con il suo stile iconico ha dato voce a dibattiti, lotte politiche e ambientali: la stilista britannica più sovversiva è l’emblema di come impegno, talento e determinazione possano portare più lontano del previsto…

La storia di Vivienne Westwood: gli inizi

Vivienne Westwood è nata l’8 aprile 1941 in Regno Unito, con un destino apparentemente scritto: diventare insegnante, moglie e madre.

Nel 1962, per il suo matrimonio con Derek Westwood, realizza da sola il proprio abito da sposa. Crea gioielli come hobby, nella convinzione che con l’arte non potrà mai vivere.

Almeno fino all’incontro con Malcolm McLaren, nel 1965. Lui sarà la miccia che permetterà alla sua fiamma di accendersi.

Animati dalla stessa volontà di indagare il tema della ribellione senza omologarsi al movimento hippie, nel 1971 aprono il loro negozio in Kings Road e lo chiamano Let It Rock.

La Westwood inizia così a farsi veicolo di un movimento e di un cambiamento perpetui, e lo stesso si riflette sul negozio, che cambia nome in base al mood della collezione del momento: nel ’72, pelle e cerniere da biker fanno da corollario al nome Too Fast to LiveToo Young to Die, mentre nel ’74 si passa a Sex con t-shirt provocatorie e richiami fetish.

La formazione e la scalata verso il successo dei Sex Pistols, che frequentano il negozio e di cui McLaren è il manager, si interseca strettamente alla storia della Westwood: insieme creano l’universo del punk rock al completo, dove la band è il suono, e i capi Westwood sono il look.

Nel ’76 il negozio viene rinominato Seditionaries, strizzando l’occhio proprio ai Sex Pistols, portando l’estetica punk nelle strade inglesi, con pezzi d’ispirazione bondage, tanto tartan e fori simil DIY.

Vivienne Westwood e la seconda vita: gli anni ’80

Per qualche tempo, la Westwood continua a concentrare la propria indagine creativa sulle controculture giovanili e sul mondo della musica e dei club.

Piano piano, però, l’interesse della designer viene attirato anche e soprattutto dalla storia e dalla cultura del passato intersecati al mondo e alla società contemporanei.

Questa svolta più personale e profonda coincide con il periodo che segue la rottura con McLaren e con l’attenuazione dell’impatto del movimento punk.

Sono gli anni ’80 ed esce una delle collezioni più celebri collezioni della Westwood, la “Mini-Crini”: sfila così un pezzo fatto di contrapposizioni, a metà tra la crinolina (la struttura rigida che aiutava a rendere gonfie le gonne nell’Ottocento) e la minigonna.
Nella collezione “Harris Tweed”, si susseguono invece il celebre tessuto britannico, il tweed, corsetti e zeppe a dondolo.

Il fil rouge delle collezioni di questi anni, di grande successo, è proprio questa commistione e conflitto tra modernità riferimenti classici.
Appropriandosi dei simboli dell’aristocrazia e della cultura del passato, la Westwood offre una nuova lettura della storia e della sua intersezione con la contemporaneità.


 

Westwood: artista e attivista

La moda della Westwood si fa dunque, sin dalle sue origini, portatrice di molto più di un’estetica, ma di veri e propri gesti politici.

Un esempio su tutti, la sua battaglia per la difesa dell’ambiente, che passa dalla sfilata della collezione “Red Label” del 2016 (le modelle sono entrate in passerella manifestando contro il fracking, tecnica di estrazione di gas naturale e petrolio), fino alla realizzazione di t-shirt per raccogliere fondi da devolvere alle tribù indigene della foresta pluviale. Oggi, tutti i pezzi Vivienne Westwood sono cruelty-free.

È evidente che l’energia di Vivienne Westwood non può essere rinchiusa nei confini stretti dell’”essere stilista”. La sua creatività sa scioccare il pubblico non per il fine stesso di farlo, ma per ispirare il cambiamento. E lei, come donna, è l’incarnazione che la determinazione può portare oltre i sentieri predeterminati, se ci si dà la possibilità di sognare più in grande.

Perché, come dice la Westwood stessa, “nel dubbio, meglio esagerare”.

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Le immagini a corredo dell’articolo sono tratte dalla mostra “Vivienne Westwood: Queen of Revolution” a cura dell’archivio A.N.G.E.L.O., per gentile concessione di Future Vintage Festival di Padova,dove si è tenuta l’esposizione a settembre 2019.

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