Yves Saint Laurent: la cultura di un designer

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“Tutto ciò di cui ho bisogno per immergermi in un luogo o in un panorama è leggere un libro, o osservare un’immagine, e poi usare la mia immaginazione.” – Yves Saint Laurent

A Yves Saint Laurent non piaceva viaggiare.

Fa strano sentire un’affermazione del genere, quando tutto il mondo sembra affetto ormai da tempo immemore da una sindrome acuta di “wanderlust” (dal tedesco “desiderio di viaggiare”).

Yves Saint Laurent, invece, era diverso dagli altri. Sia da chi è venuto dopo, che prima di lui.

Il “bisogno” di viaggiare fisicamente, semplicemente, non gli apparteneva: la sua fantasia, come apprese sin da giovanissimo, gli sarebbe bastata per andare ovunque desiderasse.
Compreso l’olimpo degli stilisti più eccezionali della storia.

Passioni di bambino

Con il senno di poi è facile vedere in Yves lo scintillio della creatività, ma in realtà il suo carattere timido e schivo non lo rende esattamente l’idolo delle masse sin da subito.

Figlio del manager di una compagnia assicurativa, la sua infanzia è ovattata, avvolta nel sobrio tepore nella buona società algerina degli anni ’30;
così, come tutti i ragazzini riservati sta molto per conto suo, in compagnia della sua sempre più brillante immaginazione.

Appena tredicenne, a teatro vede rappresentata la commedia di Molière La scuola delle mogli, rappresentata dallo scenografo Christian Berard.
È come un colpo di fulmine per Yves: il suo primo incontro con l’arte teatrale, il suo primo grande amore che lo accompagnerà poi per tutta la vita.

Il suo rifugio diventano così, piano piano, proprio le arti. Unicamente per suo diletto, si trasforma in un giovane, prolificissimo disegnatore:
crea un piccolo teatro tutto suo, l’“Illustre Petit Théâtre”, in cui disegna i costumi per i personaggi;
realizza le illustrazioni per Les Caprices de Marianne di Musset e Madame Bovary di Flaubert;
si inventa la sua Maison di haute couture personale, con abiti creati sulle bambole di carta, e la chiama “Yves Mathieu Saint Laurent Haute Couture Place Vendome”.

Non avrebbe certo potuto immaginare che, nel suo destino, la sua Maison di haute couture l’avrebbe avuta davvero.

Christian Dior e Yves Saint Laurent, anni ’50
Image via Musée Yves Saint Laurent Paris
Photo: Musée Yves Saint Laurent
Yves Saint Laurent nello studio della maison Dior, 1958
Image via Musée Yves Saint Laurent Paris
Photo: Étienne Hubert


L’incontro con Christian Dior

Il giovane Yves non è certo un pigro, tutt’altro, ama lavorare duramente e rimboccarsi le maniche.
Per questo, a 17 anni, partecipa alla competizione lanciata Secrétariat international de la laine, dove arriva al terzo posto.
Nella giuria ci sono Hubert de Givenchy e un altro uomo che segnerà la sua vita per sempre: Christian Dior.

Incoraggiato dai primi successi, Yves si trasferisce nel 1954 in un appartamento di Parigi, per studiare alla Chambre Syndicale de la Couture e migliorarsi sempre di più.
I primi frutti del suo totale impegno arrivano quello stesso anno, quando partecipa nuovamente alla competizione del Secrétariat e vince il primo pieno nella categoria abiti. L’atelier di Givenchy metterà in produzione il modello vincitore.

La Parigi degli anni ’50 è un piccolo mondo, e ancora di più lo è quello della moda.
Grazie ai suoi lavori, Yves conosce Michel de Brunhoff, redattore di Vogue che di lui va pazzo (“non ho mai visto nessuno di più talentuoso”, dirà) e lo presenta allo stilista più leggendario dell’epoca, Christian Dior.
Tra i due c’è una bella intesa, quella che si instaura tra menti affini che hanno molto da condividere. Per questo, dal 1955, Dior lo vuole come suo assistente.
Entrambi sono di poche parole, e lavorano fianco a fianco ogni giorno, senza bisogno di dirsi molto: tra loro non ci sono discussioni o dibattiti ma un perfetto flusso creativo, come se in qualche modo misterioso e quasi paranormale attingessero dalla stessa fonte immaginifica.

Due anni dopo, l’idillio si spezza. È l’ottobre del 1957 e Christian Dior muore improvvisamente. Yves non ha neanche vent’anni.
Eppure le indicazioni lasciate dal suo maestro sono chiare: deve essere lui il suo successore a capo della Maison.
Il suo incarico diventa effettivo già un mese dopo, per preparare la collezione che sfilerà a gennaio 1958.

La collezione firmata da Yves per Dior quell’inverno segna una spaccatura netta rispetto al suo predecessore.
Dior aveva fatto la storia per aver disegnato il corpo femminile pedissequamente;
Yves, invece, quello stesso corpo lo vuole liberare dalla costrizione del punto vita o dell’aderenza dei tessuti, puntando invece su forme fluide, comode e vagheggianti: la famosa “linea a trapezio”.

Un anno iniziato in modo così speciale non può che essere decisivo per Yves.
Proprio poco dopo, infatti, conoscerà il grande amore della sua vita, Pierre Bergé, a una cena organizzata da Marie-Louise Bousquet, direttrice dell’edizione francese di Harper’s Bazaar: A lui rimarrà legato per tutta la vita, insieme vivranno, lavoreranno e collezioneranno libri e arte.

Il successo permette a Yves di collaborare a progetti che ama moltissimo, prime fra tutte le realizzazioni dei costumi per le pièce di teatro e i balletti:
collabora frequentemente e con passione con il coreografo Roland Petit, innanzitutto per Cyrano de Bergerac.
Dirà Yves: “se non fossi uno stilista, probabilmente mi sarei consacrato al teatro”.

Yves Saint Laurent e Andy Warhol, 1979
Image via Musée Yves Saint Laurent Paris
Photo: Guy Marineau
Yves Saint Laurent con Betty Catroux e Loulou de La Falaise, 1969
Image via New York Times
Photo: Associated Press

I pezzi chiave di Yves Saint Laurent

Dopo Dior, Yves realizza finalmente il suo sogno nel cassetto: aprire una sua Maison di haute couture.
È il 1961 e il logo lo disegna Cassandre, uno dei graphic designer più importanti del mondo.

Nel gennaio del 1962 presenta la sua “vera e propria” primissima collezione, sotto lo sguardo curioso di contesse, principesse e personaggi di spicco della cultura e dell’arte dell’epoca come Françoise Sagan e Roland Petit.
Tutti vogliono vedere cosa partorirà la sua prodigiosa fantasia.

La sua prima collezione include, in effetti, alcuni capi emblematici dello spirito moderno e innovatore di Yves Saint Laurent.
Riferimenti al guardaroba maschile trasposti sul corpo femminile: questa è la sua chiave di lettura della moda firmata YSL.

Tra i pezzi iconici, il primo cappotto caban, indossato su semplici pantaloni bianchi, a evocare un’essenzialità tipicamente Chanel; ma anche il trench, ripreso dalle uniformi militari degli ufficiali della Prima Guerra Mondiale, nella versione Saint Laurent per la donna stretto in vita e accorciato.

Forte di un affetto vivissimo nei confronti dell’arte e della letteratura, Yves Saint Laurent non mancherà poi di associare alle citazioni maschili anche raffinati richiami intellettuali, omaggiando artisti, scrittori e intellettuali.

Si pensi ad esempio alla collezione autunno/inverno del 1965, osannata da Diana Vreeland, che include il celebre abito geometrico ispirato ai dipinti di Piet Mondrian, o a quella del 1966, dove compaiono la prima camicetta trasparente, simbolo del Nude Look, e pezzi che rimandano alla Pop Art e in particolare alle opere dell’artista Tom Wesselmann.

In seguito, non mancheranno sofisticate dediche a poeti e scrittori come Shakespeare, da cui mutuerà una camicia ispirata a Amleto e un abito rosso a ricordare Lady Macbeth (1980),
così come alla Madame Bovary di Flaubert, o come AragonApollinaire Cocteau, o anche pittori celebri come Matisse Léger (1981-1982).
Nel 1988, una collezione Yves Saint Laurent include giacche con raffinatissimi ricami di iris e girasoli realizzati da Maison Lesage, in omaggio al genio di Van Gogh.

Parigi è teatro inoltre di una delle sue innovazioni più grandi, nel 1966: l’inaugurazione di Saint Laurent Rive Gauche, la collezione di prêt-à-porter, che gli permette di accedere a una clientela più vasta rispetto a quella dei soli “ricchi”.
La collezione non include pezzi di haute couture semplicemente a minor prezzo, ma anzi pezzi pensati appositamente per la clientela del prêt-à-porter.
Sia per l’haute couture che per il prêt-à-porter Yves creerà il primo smoking da donna, apprezzatissimo dalla clientela più giovane e all’avanguardia.

Nonostante non amasse viaggiare, Yves mutuerà molti pezzi iconici dai Paesi esotici di cui più subisce il fascino, come la giacca safari (1968) in gabardine di cotone, simile alle uniformi degli Afrika Korps, ma creerà anche collezioni ispirate ai balletti russi, ai costumi di Léon Bakst e ai dipinti orientali (1976), alle influenze artistiche cinesi (1977) o indiane (1982).

Abito Mondrian Yves Saint Laurent, 1966
Image via Wikimedia Commons
Il primo cappotto caban Yves Saint Laurent nella collezione P/E 1962
Image via Musée Yves Saint Laurent Paris
Photo: Frères Séeberger

Gli amici

Il carattere tranquillo e riservato di Yves non gli impedirà di stringere amicizie solidissime e farsi volere bene da creativi, celebrità e intellettuali.

Yves veste Catherine Deneuve per incontrare la Regina d’Inghilterra (1965) e per interpretare Séverine in Belle de jour di Luis Buñuel; con lei scambierà tantissime lettere.

Conosce e collabora con la scrittrice Marguerite Duras, incontra Paul e Talitha Getty; nel 1968, stringe amicizia con Andy Warhol, con cui condivide il carattere schivo, e la sua musa Loulou de La Falaise, che lo affascina tantissimo: è unica, vestita di capi usati e super elegante.

È forte anche della stima di Coco Chanel, che lo definisce addirittura il suo “erede”.
Commentando l’influenza similare di Chanel e Yves Saint Laurent sulle donne, Pierre Bergé dirà: “Chanel ha dato la libertà alle donne. Yves Saint Laurent ha dato loro il potere”.

Yves Saint Laurent e Catherine Deneuve, 1966
Image via Vogue.fr
Photo: Alain Nogues / Sygma / Getty images
Yves Saint Laurent con la ballerina Zizi Jeanmaire, 1959
Image via Musée Yves Saint Laurent Paris
Photo: André Ostier

Le mostre

Nel 1983, il MET Museum di New York, dietro la sapiente regia di Diana Vreeland, ospita la prima mostra di moda dedicata a uno stilista vivente.

Ne seguiranno tantissime: e in effetti appare ora evidente che tantissimi sono anche gli stimoli creativi e intellettuali che offrono spunto di analisi del flusso immaginifico di Yves Saint Laurent da prospettive sempre diverse.

Un’ammirazione artistica di portata internazionale, quella per Yves Saint Laurent, che culmina nel 2017 nell’inaugurazione di un museo a lui dedicato nel cuore di Parigi.


A.N.G.E.L.O. ha il piacere di omaggiare il talento e l’amore per la bellezza che hanno reso Yves Saint Laurent un artista immortale con la mostra Yves Saint Laurent: Fabbricante di Felicità, con capi esclusivi provenienti dal nostro archivio storico.
Dal 26 al 28 ottobre 2018 alla fiera del vintage di Forlì.


 

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