Vintage: per un armadio sostenibile

0 Shares
0
0
0

No one is too small to make a difference” (Nessuno è troppo piccolo per fare la differenza).

È il titolo originale del libro di Greta Thunberg, giovanissima attivista per l’ambiente, le cui parole hanno fatto il giro del mondo, contribuendo a sollevare l’attenzione pubblica e mediatica sull’urgenza del problema inquinamento.

Come dire: ognuno di noi è importante, anche nel proprio piccolo. Per questo il cambiamento parte dalle cose semplici della vita di tutti i giorni. Come qualcosa che fa parte della nostra routine: vestirsi.

Lo scontro tra moda e ambiente


Ormai si sa, la moda è la seconda industria più inquinante al mondo dopo quella petrolifera. Ce l’hanno talmente detto e ripetuto che il concetto di “inquinante”, ormai, non turba più quasi nessuno, troppo vago, poco evocativo.

Qualche numero concreto forse può dare un’idea più chiara.
Secondo una ricerca di Greenpeace Germania, dal 2000 al 2014 il consumatore medio ha acquistato il 60% in più di capi ogni anno. Peccato che la durata degli stessi capi si sia dimezzata: gli abiti vengono buttati presto, prestissimo, generando montagne di rifiuti.Solo il 25% dell’abbigliamento in tutto il mondo viene raccolto per essere riutilizzato riciclato.

Con un simile turnover tra consumi e nuove proposte, il settore tessile produce 1,2 miliardi di tonnellate di emissioni di CO2 e utilizza 93 miliardi di metri cubici di acqua (4% del consumo globale) per la produzione di abbigliamento e accessori, secondo uno studio di Ellen McArthur Foundation.

Certo è che, a fronte di cifre talmente astronomiche da essere inimmaginabili, una persona singola può sentirsi alquanto impotente.

Eppure, ci sono anche altri dati interessanti e più incoraggianti. Secondo ThredUp, se ogni persona negli Stati Uniti acquistasse anche solo un capo second-hand al posto di uno nuovo, si risparmierebbero milioni di tonnellate di emissioni di CO2. Sarebbe come interrompere l’uso di centinaia di migliaia di auto per un anno.

Fortunatamente, le cose stanno cambiando, e il cambiamento parte proprio dai giovani e giovanissimi come Greta, destinato a espandersi a macchia d’olio.

Vintage: cool e sostenibile


Il fast fashion è sempre meno fonte di interesse per chi è attento alla moda. Troppo banale, troppo omologato. E decisamente poco eco-friendly.
Urge una soluzione che coniughi il desiderio di un’estetica stilistica personale e riconoscibile con un lifestyle green.

Spesso quella soluzione sono proprio il vintage e second-hand, che hanno il duplice beneficio di fare bene sia al proprio stile che alla propria coscienza ambientale.

L’etica del riuso permette di allungare la vita di un capo, impattando l’industria da più punti: dall’inquinamento industriale ai rifiuti, dagli sprechi alle emissioni, creando un metodo virtuoso e una circolarità produttiva che riducono la spinta produttiva e inquinante.

Riutilizzare un capo significa infatti tagliare i costi in termini di risorse ambientali per produrne uno nuovo. Inoltre, ci rende più disponibili a partecipare alla catena – rivendere gli abiti che non usiamo più e avere, in generale, più cura nei confronti di ciò che indossiamo.

Ma il vintage non è solo un’arma affilata a difesa della sostenibilità.

Il piacere di ricercare e trovare un pezzo unico e ben fatto, spesso addirittura di firme di prestigio, è una vera e propria esperienza. Perché permette di costruire un armadio pensato e disegnato su misura per sé – e non prodotto con lo stampino.

L’universo del vintage è talmente ampio che ciò che c’è da scoprire e ricercare è potenzialmente infinito sia per chi ha solo iniziato ad approcciarvisi sia per chi lo naviga da tanto tempo.

Chiedete a chi ha provato il brivido di scovare un pezzo perfetto per sé, unico tra tanti: è un piacere impagabile, una grande soddisfazione, pari forse a quella di un collezionista che compone pezzo dopo pezzo la propria wunderkammer.

A volte si ha l’impressione che essere “eco” significhi per forza inanellare una sequela di attività meccaniche e noiose fatte più per obbligo morale che per piacere personale. E, come accade per tutti i cambiamenti, la sostenibilità incontra incomprensioni e diffidenza.

Eppure è vero, nessuno è troppo piccolo per fare la differenza.

Acquistare vintage è un modo di dimostrare di apprezzare la storia e la cultura della moda, con il valore aggiunto di impreziosire e personalizzare il proprio stile, valorizzando ciò che è stato creato con cura e che per questo ha saputo durare nel tempo.

Con questa consapevolezza, costruire un guardaroba diventa molto più che un divertissement effimero. Diventa sperimentazionericercaemozione. È costruzione di se stessi, ognuno nel proprio piccolo, in equilibrio con un mondo – questo è l’auspicio – più pulito, trasparente, e vivo.

0 Shares
Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You May Also Like